Tartufo e Made in Italy: Il futuro ci aspetta

 

In Francia le prime piantagioni di tartufo aprono la strada anche in Italia

- di Giovanna Angelino

Il mondo della ristorazione in generale ha sofferto tantissimo in quest’ultimo anno, inutile ribadirlo, ma alcuni comparti hanno resistito, e in molti casi si sono registrate crescite del fatturato. L’innovazione, il sapersi inventare e l’audacia aiutano sempre anche in tempo di crisi, e così l’asporto ha salvato alcune attività dalla chiusura, negli ultimi mesi gli alimentari  hanno spinto per l’uscita dalla crisi, con aumenti fino al 3% per la frutta, secondo un’indagine di Coldiretti.In questo scenario si cerca di tutelare e proteggere il Made in Italy conosciuto in tutto il mondo, ma anche la politica deve fare la sua parte, infatti, le associazioni e i consorzi chiedono al Governo di dare priorità al settore enogastronomico. Tantissime le iniziative sul tavolo, come il rilancio del turismo, fondamentale per far apprezzare ai visitatori i prodotti tipici della nostra terra, dagli aiuti all’enoturismo al mercato in crescita dei dolci artigianali, agli incentivi per le fiere e gli eventi.

Un altro prodotto, che da sempre finisce sulle tavole più raffinate, potrebbe diventare il motore della ripartenza di tutto il settore agroalimentare: il tartufo.

Il tartufo viene di solito raccolto nei boschi; si tratta di un prodotto molto pregiato, proprio perché la domanda supera l’offerta a livello globale. In questi anni si è cercato di trovare soluzioni a questo problema, con la ricerca congiunta fra il centro francese Inrae e i vivai Robin.

Da quest’incontro sembra si sia trovata una parziale via d’uscita con la realizzazione in Francia di piantagioni per la coltivazione del tartufo bianco, una qualità molto pregiata. Le piantine utilizzate sono micorrizzate con T. magnum. Lo studio è durato circa dodici anni, ma ha dato buoni esiti, e soprattutto ha aperto la strada anche in Italia, dove prossimamente sarà possibile realizzare piantagioni di tartufo come avviene in Francia. Già in passato erano partiti alcuni esperimenti, con l’analisi dei terreni e l’impianto di tartufaie. L’Ue riconosce i tartufi come prodotti agricoli, ma coltivare il tartufo non è un’impresa semplice, è necessario studiare le tecniche, la composizione dei terreni, le piante che potrebbero impedire la crescita dei tartufi, combattere i parassiti con metodi naturali, insomma, la strada è lunga e tortuosa, ma uno spiraglio s’intravede. Chissà se in un prossimo futuro, anche il tartufo possa diventare una delle colonne portanti del nostro buon cibo mediterraneo. Basta stare a guardare, tanto il futuro deve ancora arrivare.

Fotografie: fonte web

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